Buone abitudini , Alimentazione

Natale: no alla sindrome del piatto vuoto

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Sindrome del piatto vuoto
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Una recente ricerca ha dimostrato che la presenza sulla tavola di un’ultima porzione di cibo mette a dura prova la resistenza delle persone.

La sindrome del piatto vuoto potrebbe sembrare una malattia immaginaria. Invece, è un problema vero e proprio, che può causare l’aumento di peso, soprattutto durante le festività. Se avanza qualcosa, anche se si è pieni, si tenderà a mangiarlo perché “sarebbe un peccato buttarlo”. In altre parole, si innesca un meccanismo mentale che spinge a mangiare un determinato alimento solamente perché è rimasto nel piatto.

Così si rischia di aumentare di peso

Un recente studio, condotto dai ricercatori della Hofstra University, ha indagato la cosiddetta sindrome del piatto vuoto, la voglia irresistibile di mangiare l’ultima piccola porzione di cibo presente sulla tavola, anche se si è già sazi.

Il richiamo dell'ultima porzione

Per svolgere lo studio, la ricercatrice Veronika Ilyuk ha supervisionato una serie di quattro esperimenti. Durante i test, gli scienziati hanno determinato che una singola porzione di cibo lasciata su un piatto è più appetibile di quanto lo siano più alimenti invitanti insieme. Spesso chi cede all'ultimo boccone si auto-convince che l’ultimo biscotto o l’ultima fetta di pizza non siano poi così nocivi per la dieta.

No alle abbuffate

È dimostrato che la maggior parte delle persone ingrassa di circa un chilo da novembre a gennaio. Potrebbe non sembrare molto, e certamente è meno di quanto si teme, ma è difficile liberarsi di quel chilo in più. La tendenza è a non perdere più, entro l’inverno successivo, quel peso accumulato. Anzi, è molto è probabile che quel chilo si andrà a sommare ad altri derivanti da altre grandi mangiate occasionali quali feste di compleanno, cene con gli amici, anniversari e chi più ne ha più ne metta. Il tutto in una spirale decisamente deleteria per la propria salute e per l’eterna lotta con la bilancia.

Cosa fare allora?

Mentire a sé stessi è una parte intrinseca della "sindrome del piatto vuoto". Chi si serve dell’ultimo boccone, cerca in tutti i modi di convincersi che sia meno ricco di quel che è in realtà. Lo studio ha rilevato che, come prevedibile, i cibi più appetibili sono quelli ricchi di grassi, zuccheri o sale. 
La professoressa Lona Sandon dello University of Texas Southwest Medical Center suggerisce di mangiare cibi con meno grassi, zuccheri aggiunti e sale. Raramente, infatti, si sente dire qualcuno che ha voglia di mangiare una porzione extra di broccoli ma è pieno. Succede molto più spesso di fronte a una bella torta al cioccolato. Connie Diekman, della Washington University of Saint Louis, consiglia, invece, di mangiare piano, dal momento che ci vuole tempo per sentirsi sazi.
Un’ulteriore strategia consiste nel mangiare porzioni più piccole all’inizio del pasto. In generale, comunque, i ricercatori consigliano di fermarsi a riflettere quando si è tentati di mangiare l’ultimo pezzo di cibo rimasto nel piatto e non agire d'impulso.

 

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