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Troppo sale a tavola fa crescere il rischio di diabete

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Secondo recenti studi sarebbe colpa del sodio, che troviamo anche nei cibi più insospettabili. L'Oms raccomanda un consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 grammi.

Ancora cattive notizie per gli amanti dei cibi salati.

Secondo i ricercatori presenti al meeting dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) a Lisbona, il sale consumato a tavola potrebbe aumentare il rischio sia di diabete di tipo 2 (insulino-resistente, la forma più diffusa al mondo), sia di una forma meno diffusa di diabete che si chiama LADA (diabete autoimmune latente degli adulti) e somiglia per certi aspetti al diabete giovanile (di tipo 1 o insulino-dipendente), ma colpisce gli adulti e compare molto lentamente.

Il colpevole? Il sodio

Il sodio contenuto nel sale che usiamo a tavola e in molti cibi che consumiamo regolarmente.

Come è noto, la principale fonte di sodio nella dieta è proprio il sale: per ogni 2,5 g di sale consumato, 1 g è sodio. Gli esperti hanno confrontato il consumo di sale di pazienti con LADA e diabete 2 e soggetti sani di controllo e hanno notato che chi consuma tanto sodio (2,9 grammi al giorno, che corrispondono a ben 7,3 grammi di sale) ha un rischio di ammalarsi di diabete 2 del 72% maggiore rispetto a chi consuma poco sodio (inferiore a 2,3 g al giorno, pari a un consumo di sale inferiore a 6 g).

Se si prende in esame solo il diabete autoimmune degli adulti (LADA), il rischio legato al consumo di sodio è ancora più rilevante: chi ne assume tanto, infatti, ha un rischio triplo di ammalarsi.

Questi risultati hanno importanti implicazioni nella prevenzione del diabete, specie di quello autoimmune con esordio in età adulta.

Troppo sale nella nostra dieta

Secondo l’OMS, il fabbisogno giornaliero di sale del nostro organismo è di 2-3 grammi (circa un terzo di cucchiaino) mentre, in media, un adulto italiano ne ingerisce circa 10 grammi al giorno. Un’abitudine davvero poco salutare se pensiamo che basterebbe ridurre di un cucchiaino il nostro apporto giornaliero di sale per evitare ogni anno 67.000 infarti e 40.000 ictus.

Infatti, è dimostrato che un eccessivo consumo di sale aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, che rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare. In particolare, nei soggetti diabetici, l’ipertensione aumenta il già elevato rischio di malattie cardiovascolari ed è anche un fattore di rischio per lo sviluppo di nefropatia e retinopatia.

Sale: lo mangiamo senza accorgercene

Secondo alcune indagini, il sodio aggiunto come sale da cucina rappresenta soltanto il 36% del totale giornaliero introdotto dagli italiani.

Della restante parte, il 10% deriva dal contenuto naturale degli alimenti, mentre la quota maggiore (54%) viene assunta con gli alimenti consumati fuori casa e con quelli trasformati, artigianali e industriali. E non sempre è segnalata nelle etichette nutrizionali.

Tra i prodotti trasformati della nostra alimentazione abituale la principale fonte di sodio è rappresentata da alimenti che comunemente non consideriamo “a rischio”, come pane e prodotti da forno, crackers, grissini, ma anche biscotti, merendine, brioches e cereali da prima colazione.

Come ridurre la quantità di sale?

Non è un'impresa impossibile come alcuni pensano.

Bisogna tenere presente che il nostro palato si adatta facilmente e, nel giro di poche settimane, gli stessi cibi appariranno saporiti al punto giusto.

  • Utilizza erbe, spezie e limone per esaltare il gusto degli alimenti, anche senza l'aggiunta di sale.
  • Limita l’uso del dado da brodo e se lo usi, non aggiungere sale.
  • Scegli preferibilmente linee di prodotti a basso contenuto di sale.
  • Limita il consumo di alimenti trasformati e, se svolgi un’attività sportiva moderata, reintegra con la semplice acqua i liquidi perduti con la sudorazione.

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