Alimentazione

Il cambiamento climatico? Ha effetti anche sulla nostra tavola

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Effetti del cambiamento climatico
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Tra i terribili effetti del riscaldamento globale non c’è soltanto lo scioglimento dei ghiacciai o il rischio di estinzione per molte specie animali, ma anche un impoverimento della nostra tavola.

A rischio coltivazioni e qualità alimentare

Come affermato da The Lancet, una delle più importanti riviste scientifiche in ambito medico, il cambiamento climatico è la più grande minaccia per la salute globale del 21 secolo.

È, anche, un fattore da tenere in considerazione quando si parla di sicurezza alimentare e libero accesso al cibo. Infatti, variazioni di temperatura e precipitazioni comporteranno, stando a quanto sostiene la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), la perdita di oltre l’11% di terreni coltivabili nei paesi in via di sviluppo entro il 2080, con conseguente riduzione della produzione di cereali e impoverimento della qualità alimentare.

In Italia è possibile trovare il 50% dell’intero patrimonio agro-forestale dell’Europa, ma questo tesoro è a rischio.

Il cambiamento climatico sta cambiando la distribuzione della vegetazione spontanea nel nostro paese: l’aumento delle temperature, combinato con il progressivo spopolamento di tante aree rurali e di montagna, sta facendo sì che i boschi si diffondano in aree a latitudine più elevata dove prima non potevano sopravvivere. Secondo Coldiretti, la foresta ha invaso i terreni incolti: 12 miliardi di alberi ricoprono, oggi, più di un terzo della superficie nazionale.

Mutano i luoghi dove alberi e piante trovano terreno fertile per crescere ed è possibile che colture storicamente molto floride non siano più adatte a quel tipo di territorio.

Confagricoltura Verona, per esempio, ha stimato che siano ben 17.000 gli ettari di superficie agricola da riconvertire urgentemente nella sola provincia veneta.

Il rinnovo di alcuni comparti del settore agricolo italiano è diventato una priorità. Le soluzioni proposte? Bacche di goji, semi di chia, quinoa: colture che non solo non appartengono alla tradizione locale, ma gradiscono generalmente climi più caldi.

Gli effetti del riscaldamento globale arriveranno fino alle nostre tavole.

Di questo sono convinti gli esperti, che hanno già osservato alcuni cambiamenti concreti. L’aumento della temperatura a livello globale (le previsioni più ottimistiche sostengono che la temperatura si alzerà di 0,7°C entro il 2100, mentre i più pessimisti arrivano ad ipotizzare ben 10°C in più) ha, in particolare, un effetto negativo sulla resa dei cereali, nutrienti alla base della dieta degli individui in tutto il mondo.

Una ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, infatti, ha osservato che un aumento di 1°C può abbattere la resa dei mais del 7%. I ricercatori statunitensi aggiungono che il rendimento globale del grano ad un aumento di 1°C calerebbe del 6,0%, quello del riso del 3,2%, quello della soia del 3,1%, con un impatto maggiore su tutte quelle aree a rischio desertificazione, tra cui anche l’Europa meridionale.

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Italia: come affrontare il cambiamento climatico?

Coldiretti sostiene che sia necessario organizzare una raccolta dell’acqua nei periodi più piovosi, attraverso infrastrutture e soluzioni ad alto tasso tecnologico che permettano, di conseguenza, di non aggravare la situazione. Per esempio, si parla di bacini aziendali, impiegando per esempio ex cave o casse di espansione dei fiumi per raccogliere quanto è fondamentale per l’irrigazione. C'è, inoltre, la necessità di una maggiore diffusione ed efficienza degli impianti di depurazione.
Ma, per affrontare il cambiamento climatico, occorre anche ragionare su un nuovo modello di agricoltura, anche valutando la possibilità di nuove specie e nuove colture più resilienti.

Tutelare le colture tradizionali

Contemporaneamente, però, è necessario tutelare le colture tradizionali e antiche, istituendo le banche del germoplasma, dove è possibile conservare generi e specie botaniche ad una temperatura compresa tra 0 e -20°C. In questo modo, è possibile non solo tutelare la biodiversità da catastrofi naturali o indotte dall’uomo, ma anche preservare i semi affinché possano essere reintrodotti in futuro.

Rispettare l'ambiente e le materie prime per vivere in salute

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